Questione di tecnica?

Questione di tecnica?

La buona riuscita della preghiera è una questione di tecnica? Che importanza hanno le tecniche di preghiera? Prendo spunto da una discussione recente su un gruppo Facebook per affrontare anche qui l'argomento "tecnica". E nello stesso tempo mi addolora vedere che non si conosca più una via occidentale per la preghiera profonda. Ormai sui social quando si vuole insegnare il Silenzio mi pare che si parli solo di meditazione orientale e di vie piene di commistioni con discipline non cattoliche e spesso non cristiane. Io credo che la contemplazione (questo è l'esatto nome occidentale che nel gruppo diamo alla meditazione silenziosa tipica anche della cultura orientale) sia la forma più alta di preghiera e come tale è un incontro d'amore, un passo a Due. Come in campo umano, fisico, la tecnica in campo sessuale non ha nulla a che fare con l'amore, tanto più questo vale nella preghiera. La tecnica è utile nei mestieri, mentre pregare è Arte divina che si impara solo praticandola insieme al Maestro. Mettere ogni fiducia in una tecnica fa di noi i protagonisti della contemplazione, mentre sappiamo che l'unico autore è lo Spirito Santo. Solo Lui può sospendere le nostre potenze e rendere possibile l'Incontro. Nel gruppo usiamo delle piccole tecniche esicaste come la respirazione o una ripetizione o qualche immagine mentale, ma non nella preghiera vera e propria bensì nelle parti preparatorie e per i principianti. Perché oggi è molto difficile educare al silenzio e spiegarne la finalità. Ma le tecniche non fanno parte del momento contemplativo dove, secondo gli insegnamenti di Teresa di Gesù, ci limitiamo a guardare Gesù, lasciando che ci riempia di sé. Pregando apriamo le porte a Colui che bussa da dentro ma che senza di noi non può trasformarci in sé stesso. La tecnica è solo una temporanea stampella per lo zoppo, poi va gettata via e si deve camminare solo con la gamba del proprio amore e quella dello Spirito Santo. La preghiera ha due gambe: il nostro amore e lo Spirito Santo! La Chiesa dovrebbe rendere maggiormente presenti le vie contemplative della nostra cultura, un patrimonio, carmelitano e non solo, che potrebbe rendere non indispensabile ai cristiani la ricerca di vie spirituali in altre culture e religioni. Se al centro della contemplazione non c'è il Nome e il Volto di Cristo, non c'è Salvezza ma solo pacificazione mentale.

Autore

Daniela Di Pietro

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