Una lettera nata dal cuore per camminare insieme in Avvento

Una lettera nata dal cuore per camminare insieme in Avvento
Isaia 9,5 Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.
Isaia 7,14 Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.
Ci è stato dato un figlio. Un essere che è carne della nostra carne. Uno di noi. Un figlio che solo chi ha un cuore vergine, donna o uomo, potrà portare in sé. Ma se a custodirlo è un cuore vergine, allora il figlio non è solo nostro e non è solo umano; se noi siamo “la madre”, l’unico padre sarà Il Padre.
È nato per noi. Per poter essere l’Emmanuele, il Dio con noi.
Un figlio non resta bambino. Cresce anche attraverso il nostro aiuto. DNA, nutrimento, cura, educazione, ambiente. Così anche per mezzo delle nostre azioni la presenza di Dio cresce in un modo o in un altro, di più o di meno. Mentre lo portiamo in noi, facciamolo crescere, mostriamolo.
Il Figlio cresce e porta a compimento la sua Missione: donarsi completamente per donare a noi la Sua Vita. Contempliamolo sulla Croce, ancora vivo. È lì ancora tutto per noi, tutto nostro. Avviciniamoci… È lì per dare tutto. Non risparmia nulla, fino all’ultima goccia di sangue. Non evita nulla, non un chiodo di meno, non un colpo in meno di quelli necessari per non morire prima della Croce. Contempliamolo ancora.
Come non poter allora anche noi essere suoi? Se Lui è per noi, tutto per noi, potremmo noi, con la grazia di Dio, dare a Lui meno del tutto? Cosa vale perdere quello che siamo, rispetto a guadagnare tutto quello che Lui è per noi? Come non sentire il desiderio di compiere al meglio i nostri doveri di stato? Senza sconti, come Lui? Per Lui? Senza sprecare il tempo, perché non sappiamo quanto ne resta.
Contemplando questo Uomo diventa più facile capire che l’unica nostra vocazione è quella di donarci a Lui. Come fa Lui. Non qualcosa, ma tutto. Sembra davvero una impresa impossibile. Lo è senza lo Spirito Santo. Ma come in tutte le cose, è necessario un allenamento, una palestra del donarsi. Un buon esercizio è quello della pazienza. Riuscire, una volta su dieci (è la mia media…), a lasciar andare qualcosa, accettare che qualcuno ci dica che abbiamo torto quella volta che sappiamo di aver ragione, dire di non aver fame davanti alla richiesta di ulteriore cibo da parte di un familiare, far scegliere qualche volta agli altri, semplicemente rispondendo a qualche domanda “decidi tu”, “facciamo come preferisci”. Accettare di uscire quando vorremmo riposare in casa, vedere un film che non ci interessa per dare gioia ad un amico, evitare polemiche per una tovaglia storta o un letto rifatto male. Sono cose molto banali, terra terra, in cui tutti ci imbattiamo. Ma neanche in queste cose piccole è facile dimenticarsi, esercitando la pazienza e il dono di sé. Io riesco molto raramente, e solo con l’aiuto dello Spirito Santo. Riesco se comprendo fino in fondo il dono totale di Dio per me. Allora è meno difficile. Se faremo questa palestra di abbandono dei propri gusti e delle nostre volontà, riusciremo ad uscire da noi stessi e a rivestirci di Cristo. È un lungo allenamento, durerà una vita intera. Ma forse a poco a poco proveremo un gusto diverso. Non i nostri gusti, ma il gusto di non avere gusti. Il piacere di esserne liberi e la gioia di andare incontro agli altri per amore. È un cammino che potrà rendere il nostro cuore simile a quello di Gesù. Recuperare l’essere a sua immagine (Gen 1,27).
Lui è nostro. Prendiamolo. Lui ci dona tutto quello che ha. Prendiamo le sue infinite ricchezze e rivestiamoci di quelle per presentarci un giorno al Padre. I Doni più grandi giungono subito dopo la Comunione. Cerchiamo Chiese in cui si possa fare qualche minuto di ringraziamento silenzioso (molto di quello che scrivo trae origine da lì. Non sono cose mie). Ma anche dalla preghiera profonda e dalla Parola.
Quello che stiamo contemplando diventa allora un mistero sponsale. Chi si dona totalmente? Lo Sposo. La sposa potrà fare di meno? Quello che possiede l’uno sarà dell’altro. Rivestitevi di Cristo: è questo scambio di Vita e di Beni. È lasciare lungo la strada fangosa l’uomo vecchio con i suoi stracci, la prostituta che si è concessa ai tanti Baal della sua vita, che l’hanno presa e gettata via, e farsi prendere in braccio dallo Sposo, lasciarsi lavare da Lui, farsi curare ogni ferita dal suo sguardo di amore che nulla rimprovera ma tutto ridona come nuovo. È lavarsi ogni sera nel suo abbraccio. E tornare a sentirsi un prodigio:
Salmo 138,14 Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo.
perché così lo Sposo guarda la sposa, la contempla innamorato dopo averla resa pura ogni volta, nella verginità battesimale.
Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri (Rm 13,14)
Proviamo a vivere da lì. Come dicevo recentemente, non basta sentire Dio in noi, è troppo poco… abbandoniamo noi stessi e la nostra casupola e costruiamo casa in Lui. Normalmente si pensa che la vita da un certo punto in poi sia una decrescita. Il corpo si sfalda, si corrode, la mente si indebolisce, la memoria perde tanti pezzi di sé, le forze diminuiscono, l’energia cala, la volontà è più debole. Ma nella vita dello spirito avviene l’opposto: ogni giorno l’edificio spirituale incrementa la sua costruzione, pietra dopo pietra, ogni giorno di vita la costruzione cresce: dopo le fondamenta salgono su le pareti, poi il tetto, quindi gli intonaci, i pavimenti, le rifiniture (solo per i santi…). Così arriveremo a 99 anni ad esserci rivestiti di Cristo, a riposare in Lui perché finalmente la nostra volontà sarà la Sua e la Sua la nostra! Sarà un leggero farsi portare, senza più le fatiche e le incognite del discernimento costante. Se tutto sarà in mano a Lui non potremo sbagliare, se la casa vecchia sarà stata completamente demolita e abbandonata; quella del nostro volere, dei nostri deliri di onnipotenza, dei nostri egoismi, del decidere tutto da soli.
La Sua vicinanza ci aiuterà. Un ultimo suggerimento che forse andrà controcorrente: non acquistate più messalini o libri sulla preghiera o che parlano dei santi. Io spero in questi anni di avervi trasmesso non le mie idee ma un metodo di intimità con Dio. Nei messalini troverete ciò che la Parola ha ispirato a chi ha scritto il libretto; spesso quei commenti (così come i miei) non vi diranno nulla, magari neanche li comprenderete. La Parola è per voi soltanto. Lasciatela risuonare in voi, dialogate con essa a tu per tu. Allora darà frutto. Prendete in mano la Bibbia, come si prende per mano una persona carissima, accarezzatela, sentitene il profumo…è Viva…
Allo stesso modo penso che siamo abbastanza adulti per poter tralasciare i libri sulla preghiera. Preghiamo. Siamo abbastanza maturi per passare dai libri su santi alle Opere dei Santi, cosa molto più fruttuosa! Difficile solo all’inizio. Lo stanno scoprendo quanti di voi hanno iniziato a leggere gli scritti dei nostri Santi carmelitani o di altri santi. Lo Spirito Santo parla attraverso di essi. Inoltre troverete un altro grande vantaggio: il Santo, diversamente da un autore contemporaneo, nella Comunione dei Santi è lì presente accanto a noi, con noi, mentre ne leggiamo le Opere, e ce le spiega lui stesso!
Iniziamo così allora questo Cammino di Avvento, un tempo di attesa attiva, dove affrettando il passo potremo accorciare il Tempo dell’Incontro!